Alzi la mano chi, guardando una bella foto, non ha mai neanche lontanamente pensato: “mah, secondo me è stata ritoccata”.
Questo piccolo preambolo mi serve per mettere in evidenza quanto ormai la manipolazione delle immagini sia considerata come un normale processo di produzione. Naturalmente non è sempre vero. La post-produzione in realtà non nasce con l’avvento di Photoshop nel lontano 1990. Nasce ben prima nelle camere oscure dei fotografi che, con gli acidi, facevano quello che oggi si fa con i filtri di Photoshop.
Ma perché quando parliamo di post-produzione fotografica, dobbiamo per forza nominare Photoshop? Eppure esistono nel panorama della post-produzione digitale altri strumenti, gratuiti (per es. Gimp) e a pagamento (per es. Corel PaintShop Photo Pro).
Provo a rispondere con un’altra domanda.
Avete mai sentito parlare di un’immagine corelpaintshoppata? Non credo.
Avete mai sentito parlare di un’immagine gimpata? Mmhhh, ho paura di no.
Avete mai sentito parlare di un’immagine photoshoppata? Piano con le urla … ho capito, sì, sì.
Ebbene, questo neologismo è nato perché Photoshop non ha rivali nel suo campo. Non esiste programma che possa vantare una tale distribuzione, una così vasta popolazione di fan, relatori, blogghisti, che parlano di lui, di gente che si confronta, di tutorial in internet che spiegano i vari passaggi per fare questo o quell’effetto. Insomma Adobe Photoshop si può definire come il programma non plus ultra dell’image editing.
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